Lezioni di Italiano e di Vita: la Sorprendente Storia di Mrs. Miller
When learning a language is not just about rules.
Ciao e buongiorno! Ti piacciono le storie?
Io le ho sempre amate, sin da bambino. Le raccontavo a chiunque volesse ascoltarle: storie vere, storie inventate, storie un po’ di qua e un po’ di là.
Quando ero ragazzo, passavo ogni estate dalla nonna, insieme a una banda di cugini e amici. La sera, ci sedevamo in cerchio, e io iniziavo a raccontare.
Loro ridevano, si emozionavano, e io con loro. Non c’era niente di più bello.
Oggi, però, voglio raccontarti una storia vera. È successa più di vent’anni fa, quando insegnavo in una scuola di lingue a Roma.
Un pomeriggio, mentre stavo per tornare a casa, il direttore mi chiamò nel suo ufficio:
“Alex, ho appena parlato con una signora, un’insegnante in pensione. Credo che potrebbe inserirsi bene nel tuo corso per principianti.”
Mi passò la sua scheda. Stranamente, non c’era il nome, solo il cognome: Miller. Un po’ come Mr. Bean, che nessuno sa mai come si chiama davvero.
Era un’americana, professoressa di storia ormai in pensione. Si era trasferita a Roma da pochi giorni per stare con la sorella, sposata con un italiano. Conoscenza dell’italiano? Zero assoluto.
“Federico,” gli dissi (tra insegnanti e direttore ci davamo sempre del tu), “ma ha 67 anni! Gli altri miei studenti hanno tra i 25 e i 35...”
“Sì, ma è una donna che ha sempre insegnato. E poi hai iniziato il corso solo da pochi giorni.”
Va bene, pensai. Proviamo.
Il giorno dopo, la signora Miller arrivò con qualche minuto di anticipo.
La prima cosa che notai fu la sua incredibile somiglianza con Mrs. Doubtfire. Iniziammo a chiacchierare un po’ in inglese, e subito mi resi conto che aveva un’aria... come dire... smarrita (= confused).
Sembrava non sapere esattamente dove si trovasse. Forse soffriva ancora di jet lag? Era in Italia solo da quattro giorni, in fondo.
La lezione non andò bene. Lei guardava tutti con gli occhi sgranati (= staring), come un agricoltore capitato per sbaglio a un congresso di robotica.
Non diceva una parola. Gli altri studenti, dal canto loro, sembravano quasi non accorgersi della sua esistenza.
Il secondo giorno non andò meglio. Alla fine della lezione, il mio collega Giovanni mi disse ridendo:
“Ah, ho visto la tua americana. Ha la faccia di una che non ha capito nemmeno una sillaba.”
Aveva ragione.
Il direttore insistette per darle un’altra possibilità, magari con lezioni individuali. Io ero scettico, ma accettai.
Dopo la terza, disastrosa lezione, decisi di affrontare la questione di petto (= face the problem head on).
Mi sedetti con lei e, con molta delicatezza, le chiesi se ci fosse qualcosa che potessi fare per aiutarla.
Ci fu un lungo silenzio. Poi, d’improvviso, si risvegliò dal suo torpore (= numbness) e mi guardò con occhi lucidi:
“So che l’italiano è una lingua meravigliosa... ma la verità è che non mi interessa impararlo. Mia sorella mi ha praticamente costretta a iscrivermi. Io volevo solo godermi Roma da turista. La mia vita è negli Stati Uniti, non qui.”
Le sorrisi. Le dissi di non preoccuparsi, di fare quello che si sentiva giusto per lei.
Parlai con il direttore, che per fortuna capì subito: nessuna lezione, nemmeno dieci ore al giorno, avrebbe cambiato la situazione.
Mrs. Miller semplicemente non voleva imparare una lingua straniera.
Questa esperienza confermò una mia convinzione profonda: studiare una lingua senza passione è inutile. Se non hai il desiderio, se non ti senti coinvolto, non andrai mai lontano.
E tu? Cosa ti spinge a imparare l’italiano?
Ricorda che una lingua non è solo grammatica e vocaboli, ma un ponte verso nuove esperienze, nuove persone e nuovi mondi.
Se nel tuo cuore c’è il desiderio di comunicare, scoprire e crescere, allora sei sulla strada giusta.
Continua così! 😊 E se hai domande o curiosità su questo post, lascia un tuo commento! ✍🏼
Quasi dimenticavo! Ecco le chiavi dell’esercizio dell’articolo precedente sulla parola “APPENA”:
a
b
c
b
a
Un abbraccio e a un arrivederci a presto!
Alex